Mi chiamo Paolo Vezzani e sono nato in un paesino
della Bassa Padana sulla riva del Po, un luogo
raccontato da Giovanni Guareschi.
Nasco esattamente trentotto anni fa e quello che sto
per scrivere sulla mia vita mai avrei pensato che un
giorno dovesse capitarmi e raccontarlo.
Ho sempre avuto una vita normale e modesta come
chiunque in questo mondo; ma una mattina del 2014 non
riuscii ad alzarmi dal letto e capii che stavo facendo
l'ingresso nel club dei malati di cancro.
Sono entrato all'Istituto Ortopedico Rizzoli dove ho
conosciuto dei medici e un reparto che ancora porto
nel mio cuore.
Nel 2015, con la prima operazione chirurgica mi
viene asportato un condrosarcoma, che ha comportato
l'asportazione di mezzo bacino, ricostruito attraverso
una protesi customizzata stampata con laser 3d.
Entro così in uno studio scientifico che coinvolge
cinque ragazzi di tutto il mondo che stavano provando
e testando questo tipo di protesi interna.
In quell'occasione intuisco che il reparto ha bisogno
di qualcosa ma non capisco cosa, fino a quando insieme
al mio amico Ernest Pozzali, con i proventi del suo
libro "Le fiabe dei motociclisti", decidiamo a
dicembre di quell'anno di acquistare tre play station
per le camere dove vengono ricoverati i bambini.
Capisco però che c'era bisogno di qualcosa di più. Ne
parlo con i medici e pensiamo a un'associazione per
aiutare il Reparto, la ricerca, i malati e le loro
famiglie che ne hanno bisogno.
Da allora, insieme al medico che mi ha seguito
dall'inizio il dr. Massimiliano Depaolis, cerchiamo
di dar seguito al progetto, ma mi blocca una recidiva.
Siamo ormai nel 2016, concordo sulla necessità di
farmi amputare interamente la gamba destra come
estremo rimedio per sconfiggere il sarcoma. Dal letto
d'ospedale proseguo il lavoro per la creazione della
Onlus che decidiamo di chiamare ARCS (Associazione
Ricerca e Cura dei Sarcomi), il cui Presidente sarà il
dottor De Paolis ed io il Segretario.
La recidiva ha però intanto intaccato anche la
vescica, così dopo Il Rizzoli entro in Urologia al
Malpighi, conosco un altro staff medico che mi
seguirà per diversi mesi. Tra Rizzoli e Malpighi la
mia ospedalizzazione è durata otto mesi. Non posso
che ringraziare tutto il personale medico e
infermieristico per come mi sono stati vicini, oltre a
una persona speciale come il dottor Claudio Marcello
Costa, fondatore della prima clinica mobile per le
gare motociclistiche, così come l'ex pilota Franco
Uncini, vincitore di un titolo del motomondiale,
grazie al quale sono riuscito a ottenere il permesso
straordinario di uscire dall'ospedale per andare a
Misano in occasione del mondiale motogp.
Con il 2017 è ripartita la mia vita e con essa tutto
quello che si porta dietro. Durante il World Super
Bike di Imola il mio amico Massimo "Max" Temporali, ex
pilota, mi incoraggia a fare qualcosa di veramente
coinvolgente per tutti.
E' così che, pensa e ripensa, parlo con Genesio
Bevilacqua, patron del Team Althea, della mia idea di
andare dal Rizzoli di Bologna alla BMW a Monaco di
Baviera con la mia carrozzina a ruota servoassistita.
Sinceramente pensavo di trovarmi di fronte a molti
ostacoli, invece, in occasione del World Super Bike
di S. Marino, vengo intervistato nel Box Althea
Racing bmw per il progetto che avrei realizzato
l'anno successivo.
In primis devo ringraziare l'Arma dei Carabinieri che
mi ha iscritto nella sua associazione e che mi
consente di svolgere la mia impresa sotto le insegne
dell'Associazione Nazionale Carabinieri e i molti
sponsor che hanno aderito a questa iniziativa.
Infine ringrazio ancora il Rizzoli e in particolar
modo il Reparto della Terza Clinica, Divisione
oncologica, il mio grande doc Massimiliano Depaolis,
il prof. Davide Maria Donati, che ha contribuito alla
nascita della Onlus ARCS, mia madre che mi è stata
vicino in tutti questi anni e che con pazienza,
insieme a mio padre, mi ha sopportato e supportato.
Come dico sempre, i migliori sogni sono quelli a
occhi aperti perché sono i più belli e te li ricordi
per sempre.
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